Lapis specularis
"Il vetro di pietra" in Italia: testi, documenti, immagini
Vene di lapis specularis nella Vena del Gesso romagnola
Nella Vena del Gesso molte cavità naturali sono interessate da vene di gesso secondario (cioè lapis specularis) ancora integralmente in loco e quindi non soggette, a suo tempo, ad estrazione.
Va detto che, nella Vena del Gesso, gran parte delle cavità sono di difficile accesso, con ambienti remoti, raggiungibili con relativa difficoltà anche da speleologi esperti. È il caso, senza dubbio, delle vene di gesso secondario presenti nella "Grotta Risorgente del Rio Basino" (Gessi di Monte Mauro), ubicate sulla volta di instabili sale in frana, esplorate solo di recente. È assolutamente impensabile che questi ambienti potessero essere raggiunti in epoche passate.
Diverso è, senza dubbio, il caso della "Grotta a nord di Pederzeto", ubicata nell'instabile falesia a sud della cima di Monte Mauro. La cavità è facilmente raggiungibile e le vene di lapis sono a portata di mano, negli ambienti iniziali. C'è poi da aggiungere che la falesia ospita, nelle vicinanze, alcune cave di lapis specularis, quindi la zona è stata, a suo tempo, attentamente esplorata. In questo caso si può supporre che la grotta si sia aperta in epoca più recente a seguito di un'ennesima frana.
Ciò fa supporre che gran parte delle cave di lapis specularis siano oggi irraggiungibili o perché completamente demolite oppure perché occluse da frane.
Altre vene di lapis sono poi presenti, all'aperto, in particolare nei dintorni di Monte Mauro. Dove i cristalli si presentavano di dimensioni adeguate, come nella grande cava a nord della cima di Monte Mauro, questi sono stati asportati, diversamente sono ancora in loco.
Nell'instabile falesia sud ovest del massiccio di Monte Mauro si aprono diverse cave di lapis specularis, altre sono rese inaccessibili, nel corso del tempo, dalle numerose frane.
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