Lapis specularis
"Il vetro di pietra" in Italia: testi, documenti, immagini
Le cave presso Ca' Toresina
Nella parete gessosa compresa tra la Sella di Ca Faggia a ovest e la cima di Monte Mauro a est, sono state scoperte e in parte esplorate tre cave di lapis specularis.
In questa zona la cava di gran lunga più interessante è quella ubicata alla base della parete gessosa, circa 150 metri a nord est di Ca’ Toresina. Si tratta di una cavità che ha uno sviluppo di 50 metri, ed è quindi, dopo la Grotta della Lucerna, la principale cavità interessata dall’estrazione del lapis specularis.
Al momento della scoperta la grotta si presentava quasi completamente occlusa. Era infatti accessibile solamente un breve cunicolo che però presentava evidenti segni di scalpellatura. I successivi lavori di disostruzione, della durata di oltre un anno, hanno consentito la completa esplorazione della cava che oggi, nei primi metri, è attrezzata per visite turistiche.
La grotta si presenta come un’ampia galleria larga da uno a tre metri e alta dai tre ai sette/otto metri, in massima parte artificiale, seppure con sporadiche tracce di carsismo. Le pareti presentano quasi ovunque evidenti segni di scalpellatura, successivamente in parte coperti da concrezioni gessose.
In più punti vi sono nicchie per alloggiamento di lucerne e posizionamento di travi.
È stato anche esplorato un breve ramo ascendente il cui accesso richiede oggi l’uso di una scala di circa otto metri di altezza.
Anche questo ramo presenta visibili tracce di scalpellatura e alcune nicchie; nel pavimento si rinvengono residui di polvere di gesso dovuti alla lavorazione. Durate i faticosi lavori di rimozione dei riempimenti sono stati rinvenuti, concentrati nel tratto mediano della cavità, alcune centinaia di frammenti di lapis che presentano chiare tracce di lavorazione. Sulla verticale di questo tratto sono poi ubicate alcune profonde nicchie che fanno pensare alla presenza di una pensilina: si può ipotizzare che proprio in quel punto avveniva una prima raccolta dei blocchi di lapis specularis a cui faceva seguito una sommaria lavorazione. Da segnalare come, al momento, questo costituisca, di gran lunga, il maggiore rinvenimento di lastre di lapis specularis con tracce di lavorazione. Infine, i numerosi reperti rinvenuti prevalentemente nel tratto iniziale della cavità sono in corso di studio.
Pochi metri a est di questa cava è presente un’altra cavità (Grotta I a ovest di Monte Mauro) con evidenti tracce di scalpellature e nicchie. In questo caso è stata svolta in passato solamente una parziale rimozione dei riempimenti. Questa cava, che ha uno sviluppo di pochi metri, è interessata da una sensibile circolazione di aria, ciò fa pensare a un possibile collegamento naturale con la vicina cava, oppure ad una prosecuzione ancora inesplorata.
A circa 150/200 metri a nord ovest della Grotta della Toresina si apre, in parete, un’altra cava il cui accesso richiede oggi l’uso di una corda di sicurezza. Si tratta di una piccola cavità che ha uno sviluppo di circa 5 metri, una larghezza di 2/3 ed una altezza di 4/5 metri.
È assai probabile che questa cavità sia completamente di origine artificiale: le pareti sono ovunque modellate da scalpellature e sono ancora presenti resti della originaria vena di lapis specularis.
Ancora una volta, al momento della scoperta, il pavimento era interessato da riempimenti di origine naturale nella parte superiore e di chiara origine antropica nella parte inferiore, questi ultimi costituiti da frammenti di lapis e di gesso con segni di scalpellature.
Da segnalare, infine, il ritrovamento di alcune lastre di lapis specularis che presentano tracce di taglio a sega. In questa cavità i lavori di disostruzione sono ultimati.
Panoramica della falesia a sud-est di Monte Mauro. La Grotta in parete è evidenziata con un cerchio rosso, la Grotta presso Ca' Toresina con un cerchio azzurro.
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