Lapis specularis

"Il vetro di pietra" in Italia: testi, documenti, immagini

Il lapis specularis nella Vena del Gesso romagnola

Solamente da pochi anni è iniziata in Italia la ricerca sistematica di cave di lapis specularis, limitata, al momento, alle regioni Sicilia ed Emilia-Romagna. Attualmente la Vena del Gesso romagnola è la sola area dell’Italia peninsulare che ospita cave di lapis specularis.

Le particolari caratteristiche morfologiche della Vena del Gesso hanno inciso sulle peculiarità delle cave qui presenti.

La Vena del Gesso è infatti caratterizzata dalla presenza di gesso macrocristallino, da ambienti spesso dirupati, da una estensione limitata (circa 10 km2) e da vene di lapis specularis di dimensioni relativamente ridotte. Nella Vena del Gesso si aprono anche vasti sistemi carsici con morfologie sia epigee (doline e valli cieche) che ipogee (oltre 200 grotte per uno sviluppo  che supera i 40 km). Spesso è possibile rinvenire, all’interno di queste cavità, vene di lapis specularis relativamente estese.

È chiaro che, a suo tempo, queste non sono state individuate a causa delle notevoli difficoltà di accesso. Al momento, la sola cavità di chiara origine carsica che presenta importanti tracce di escavazione del lapis specularis resta la Grotta della Lucerna, la prima cava di lapis specularis ad essere scoperta ed esplorata.

La scoperta e l’esplorazione di cave di lapis specularis nella Vena del Gesso si sono dimostrate piuttosto impegnative.

La presenza di rupi, spesso verticali ed instabili, rende infatti problematica l’individuazione e l’accesso alle cave. Un altro motivo che rende difficoltoso l’accesso è dovuto alla presenza di riempimenti naturali, costituiti per lo più da terriccio e da blocchi di gesso, che spesso ostruiscono l’entrata.

Un esempio è costituito proprio della Grotta della Lucerna il cui accesso, al momento della scoperta, consisteva in uno strettissimo pertugio privo di evidenze che facessero ipotizzare interventi antropici.

La frane sono poi frequenti nella Vena del Gesso e si può quindi presumere che, nel corso dei secoli, anche la morfologia degli ambienti circostanti le cave di lapis specularis sia notevolmente mutata. Gli ambienti interni presentano poi difficoltà di esplorazione in quanto tamponati da materiale di riporto di origine antropica (per lo più scarti di escavazione). A tal proposito va sottolineato come, nel caso della Grotta della Lucerna, l’asportazione di questi residui ha richiesto alcuni  anni di  duro lavoro non ancora terminato. Da ciò consegue che è assai probabile che gran parte delle cave di lapis specularis, un tempo presenti nella Vena del Gesso romagnola, sia oggi ostruita oppure sia andata completamente distrutta. Nonostante le condizioni ambientali non siano dunque ottimali, la scoperta di una quindicina di cave di lapis specularis, avvenuta nel corso di pochi anni, fa ritenere che questa attività fosse, a suo tempo, piuttosto diffusa nel territorio.

 

 

Le cave di lapis specularis nella Vena del Gesso romagnola

La Grotta della Lucerna

Le cave presso Ca' Toresina

Le cave presso Ca' Castellina

Le cave a nord di Monte Mauro

Le cave presso la valle cieca del Rio Stella

Le cave presso la cima di Monte Mauro

Le cave presso Sasso Letroso

Vene di lapis specularis nella Vena del Gesso romagnola

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